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- La condizione di iperandrogenismo di Imane Khelif è paragonabile alla sindrome dell'ovaio policistico, che colpisce tra l'8% e il 13% delle donne.
- Le persone con variazioni delle caratteristiche del sesso (Vcs/Dsd) rappresentano tra lo 0,018% e l'1,7% della popolazione.
- Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha permesso a Khelif di competere, suscitando reazioni contrastanti tra figure pubbliche come Giorgia Meloni e Elon Musk.
La recente polemica riguardante l’atleta algerina Imane Khelif ha acceso un dibattito acceso nel mondo dello sport e oltre. La questione ruota attorno alla partecipazione di Khelif, una pugile con iperandrogenismo, alle competizioni femminili delle Olimpiadi di Parigi 2024. La sua condizione, caratterizzata da un livello di testosterone più alto della media femminile, ha sollevato interrogativi etici e scientifici sulla sua idoneità a competere in categorie femminili.
Il Contesto Scientifico e Bioetico
Silvia Camporesi, bioeticista di fama internazionale e professoressa di Sports Ethics & Integrity all’università belga KU Leuven, ha fornito una prospettiva chiara sulla questione. Camporesi ha sottolineato che Imane Khelif è una donna e che la sua condizione di iperandrogenismo non dovrebbe precluderle la partecipazione alle competizioni femminili. Ha spiegato che il fenomeno dell’iperandrogenismo può essere paragonato a condizioni come la sindrome dell’ovaio policistico, che colpisce tra l’8% e il 13% delle donne. Escludere atlete con variazioni delle caratteristiche del sesso (Vcs/Dsd) potrebbe quindi essere ingiusto.
Camporesi ha evidenziato che le persone con Vcs/Dsd rappresentano una percentuale compresa tra lo 0,018% e l’1,7% della popolazione. Queste condizioni sono naturali e la produzione endogena di ormoni non può essere considerata doping. La bioeticista ha anche criticato il sessismo implicito nelle polemiche, sottolineando che i vantaggi genetici endogeni sono accettati solo per la categoria maschile, mentre le donne sono spesso sottoposte a test genetici, soprattutto se provenienti dal Sud del mondo.
Le Reazioni Politiche e Pubbliche
La decisione del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) di permettere a Khelif di competere ha suscitato reazioni contrastanti. La premier italiana Giorgia Meloni, in visita a Parigi, ha espresso il suo disappunto, affermando che atleti con caratteristiche genetiche maschili non dovrebbero essere ammessi alle gare femminili. Ha sottolineato che la gara tra Carini e Khelif “non era una gara alla pari” a causa dei livelli di testosterone dell’atleta algerina.
Il vicepremier Matteo Salvini ha condiviso una posizione simile, definendo la situazione “una vergogna” e criticando i burocrati che hanno permesso il match. Anche la scrittrice britannica J.K. Rowling ha partecipato al dibattito, sostenendo che le Olimpiadi di Parigi sono state offuscate da una “brutale ingiustizia” nei confronti di Carini. Elon Musk, noto per le sue posizioni contro la visione non binaria della sfera sessuale, ha dichiarato che gli uomini non dovrebbero gareggiare negli sport per donne.
La Differenza tra Intersessualità e Transgender
La confusione generata dall’incontro di pugilato tra Angela Carini e Imane Khelif ha portato a una narrazione errata sulla pugile algerina. È fondamentale chiarire la differenza tra intersessualità e transgender. Imane Khelif è stata erroneamente definita una donna trans, ma in realtà è una persona intersex. L’intersessualità si riferisce a individui che non corrispondono alla definizione tipica dei corpi maschili o femminili.
Il genetista Emiliano Giardina ha spiegato che Khelif presenta una condizione “non chiara” con un cariotipo maschile e la presenza del cromosoma Y, ma con caratteristiche genitali femminili. Questa discrepanza genetica è compatibile con l’alto livello di testosterone della Khelif. Giardina ha concluso che il dosaggio ormonale non decide se una persona è maschio o femmina, sottolineando la complessità della definizione del genere.
Bullet Executive Summary
La controversia su Imane Khelif solleva importanti questioni etiche e scientifiche nel mondo dello sport. La bioeticista Silvia Camporesi ha difeso il diritto di Khelif di competere nelle competizioni femminili, evidenziando che la sua condizione è naturale e non costituisce doping. Le reazioni politiche e pubbliche hanno mostrato una divisione netta tra chi sostiene l’inclusione e chi teme per l’equità delle competizioni. È essenziale comprendere la differenza tra intersessualità e transgender per evitare narrazioni errate e discriminazioni.
In conclusione, la farmaceutica moderna ci insegna che la produzione endogena di ormoni varia naturalmente tra gli individui e che queste variazioni non devono essere considerate automaticamente come vantaggi sleali. La comprensione delle condizioni genetiche e ormonali è fondamentale per promuovere un ambiente sportivo inclusivo e giusto. La riflessione personale su questi temi può portare a una maggiore empatia e comprensione delle diversità umane, contribuendo a una società più equa e rispettosa.
- Sito ufficiale del Comitato Olimpico Internazionale, fonte autorevole per approfondire sulla partecipazione di Imane Khelif alle Olimpiadi di Parigi 2024.
- Sito della KU Leuven, università belghe dove lavora Silvia Camporesi, bioeticista e professoressa di Sports Ethics & Integrity, che ha espresso la sua opinione sulla questione di Imane Khelif
- Sito ufficiale del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) per approfondire sulla politica di inclusione e regolamenti per atleti con condizioni di iperandrogenismo