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Il dibattito in Lombardia sulla triptorelina accende le polemiche

La proposta della Lega di vietare la triptorelina per i casi di disforia di genere solleva interrogativi etici e politici.
  • La Lega propone di vietare la prescrizione della triptorelina per i casi di disforia di genere, sostenendo un uso "off label" del farmaco.
  • La triptorelina riduce del 70% il rischio di tentato suicidio tra gli adolescenti transgender, secondo uno studio citato da società scientifiche.
  • Dal 2019, l'AIFA ha inserito la terapia con triptorelina tra i farmaci erogabili a carico del Servizio Sanitario Nazionale per i casi di diagnosi di disforia di genere.

La triptorelina, un farmaco noto per il suo utilizzo nel trattamento dei sintomi del tumore alla prostata e della mammella in pazienti in premenopausa, è recentemente diventato oggetto di un acceso dibattito in Lombardia, a seguito di una mozione presentata dalla Lega in Consiglio Regionale. La mozione, prevista per la discussione martedì 7 maggio, solleva la questione dell’uso di questo farmaco per ritardare lo sviluppo puberale nei bambini con disforia di genere che non accettano il loro sesso di nascita. La Lega propone di vietare la prescrizione della triptorelina per questi casi, sostenendo che l’utilizzo sia “off label”, ovvero al di fuori delle indicazioni terapeutiche specifiche del farmaco.

La proposta ha scatenato polemiche e critiche, soprattutto da parte di Luca Paladini, esponente dei Sentinelli e consigliere regionale del Patto Civico, che ha etichettato la mozione come “dalla venatura transfobica”. Paladini sottolinea che la triptorelina “non è somministrata come una caramella”, ma viene prescritta dopo un lungo percorso di valutazione, aiutando a “guadagnare tempo per una riflessione consapevole”, riducendo stati depressivi, il rischio di suicidio e comportamenti autolesivi.

Dal 2019, l’AIFA ha inserito questa terapia tra i farmaci erogabili a carico del Servizio Sanitario Nazionale per i casi di diagnosi di disforia di genere, riconoscendo così l’importanza e l’efficacia del farmaco. Tuttavia, la Lega mette in discussione l’efficacia della triptorelina sull’incongruenza di genere, evidenziando una mancanza di chiarezza su se il blocco temporaneo dello sviluppo fisico possa essere realmente benefico per l’adolescente.

La risposta della comunità scientifica e delle associazioni

La mozione ha suscitato una risposta immediata da parte della comunità scientifica e delle associazioni che si occupano di diritti LGBT. Dodici società scientifiche specializzate, tra cui endocrinologi, andrologi e neuropsichiatri infantili, hanno scritto una lettera per chiedere chiarezza sulla questione, evidenziando l’efficacia e l’importanza della terapia con triptorelina. Secondo studi citati, come quello di Turban JL et al. pubblicato su Pediatrics nel 2020, la terapia con triptorelina riduce del 70% il rischio di tentato suicidio tra gli adolescenti transgender, sottolineando così il suo ruolo potenzialmente salvavita.

Nonostante le critiche, la Lega sostiene la sua richiesta, facendo appello a dichiarazioni di presunti biologi e scienziati, sebbene la mozione abbia dimenticato di inserire i nomi degli esperti citati, rimasti semplicemente come “XX”, una dimenticanza che è stata etichettata come una gaffe.

Implicazioni politiche e sociali della mozione

La discussione sulla triptorelina in Lombardia non è solo una questione medica, ma si inserisce in un contesto più ampio di dibattito politico e sociale sui diritti delle persone transgender. La mozione della Lega, con la sua richiesta di vietare la prescrizione del farmaco per i casi di disforia di genere, solleva interrogativi fondamentali sul diritto all’autodeterminazione, sulla libertà di scelta terapeutica e sul ruolo dello Stato nel regolamentare le pratiche mediche in base a considerazioni di genere.

La decisione del Consiglio Regionale della Lombardia, attesa per martedì 7 maggio, sarà quindi un momento chiave non solo per la comunità medica e per le persone transgender in Lombardia, ma anche per il dibattito più ampio sui diritti LGBT in Italia e sulle politiche sanitarie relative al trattamento della disforia di genere.

Bullet Executive Summary

La triptorelina, un farmaco inizialmente sviluppato per il trattamento del tumore alla prostata e della mammella, ha trovato una nuova applicazione nel trattamento della disforia di genere, ritardando lo sviluppo puberale nei bambini che non si identificano con il loro sesso di nascita. Questo uso “off label” del farmaco ha scatenato un acceso dibattito in Lombardia, con la Lega che propone di vietarne la prescrizione per questi casi, sollevando questioni etiche, mediche e politiche.

Dal punto di vista farmaceutico, la questione sottolinea l’importanza dell’uso compassionevole dei farmaci, una pratica che permette l’utilizzo di medicinali al di fuori delle loro indicazioni approvate quando poche altre opzioni sono disponibili. Inoltre, il caso della triptorelina evidenzia la necessità di un approccio multidisciplinare nella gestione della disforia di genere, che coinvolga endocrinologi, psicologi e specialisti in salute mentale, per garantire che il trattamento sia personalizzato e risponda al meglio alle esigenze dei pazienti.

La discussione sulla triptorelina in Lombardia invita a una riflessione più ampia sulla responsabilità della società e delle istituzioni nel garantire che le decisioni mediche siano guidate da considerazioni etiche e scientifiche, piuttosto che da pregiudizi o da agende politiche.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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