La complessa campagna di vaccinazione antipolio a Gaza: le sfide affrontate dall’UNICEF

La Sfida della Vaccinazione Antipolio a Gaza

La campagna di vaccinazione antipolio nella Striscia di Gaza rappresenta una delle sfide più complesse affrontate dall’UNICEF negli ultimi anni. Dopo un primo ciclo di vaccinazioni avviato a settembre, l’organizzazione si è trovata a dover superare ostacoli logistici significativi, tra cui l’operare in un contesto di infrastrutture devastate. La distruzione del 75% della catena del freddo preesistente ha richiesto l’importazione di 1,6 milioni di dosi di vaccini, insieme a frigoriferi, congelatori e borse termiche, per garantire il mantenimento delle scorte a temperature tra i 2 e gli 8°C. Queste attrezzature sono cruciali per la conservazione dei vaccini e per il successo della campagna.

Un ulteriore ostacolo è stato rappresentato dai continui spostamenti della popolazione, causati da ordini di sfollamento nel nord della Striscia. Questo ha reso essenziale il rispetto delle pause umanitarie per vaccinare almeno il 90% dei bambini sotto i dieci anni. La comunicazione con le famiglie è stata un altro aspetto critico, con oltre 800 attivisti sociali impegnati a sensibilizzare la popolazione sull’importanza della seconda dose di vaccino.

Le Pause Umanitarie e l’Importanza della Sicurezza

La direttrice generale dell’UNICEF, Catherine Russell, ha annunciato l’accordo per fermare i combattimenti in specifiche aree della Striscia di Gaza, permettendo al personale sanitario di somministrare la seconda dose di vaccino antipolio. Questo secondo ciclo, che inizierà il 14 ottobre, mira a vaccinare 590mila bambini sotto i dieci anni. Durante il primo ciclo, l’ONU ha considerato un successo la vaccinazione del 90% dei bambini, grazie alle sospensioni dei combattimenti per alcune ore al giorno.

La poliomielite, assente nella Striscia da 25 anni, è riapparsa a causa delle condizioni igieniche precarie e del calo del tasso di vaccinazione, passato dal 99% all’86%. La guerra ha impedito la vaccinazione dei neonati e ha peggiorato le condizioni sanitarie, con campi profughi sovraffollati e mancanza di acqua pulita. La tregua è quindi essenziale per vaccinare i bambini anche nelle aree più difficili del conflitto.

Il Ritorno della Poliomielite e le Cause della Sua Diffusione

La poliomielite è un’infezione che colpisce principalmente il sistema nervoso centrale, provocando paralisi. La malattia, riconosciuta nel 1789, raggiunse l’acme negli USA nel 1952 e in Italia nel 1958. La malattia si diffonde attraverso l’ingestione di materiale contaminato, viso acqua o alimenti, ma anche tramite secrezioni salivari. Attualmente, sono disponibili due tipi di vaccino: quello inattivato, noto come IPV, e quello con virus vivo attenuato, conosciuto come OPV, quest’ultimo consigliato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nelle iniziative di eradicazione globale.

Conflitti armati e guerre intensificano la diffusione di epidemie di malattie infettive, aumentando il rischio di contagio a causa del sovraffollamento e delle cattive condizioni igieniche. La distruzione delle strutture sanitarie e gli spostamenti di massa delle popolazioni in campi rifugiati densamente popolati favoriscono la propagazione delle infezioni. La carenza di combustibile inoltre blocca gli impianti di desalinizzazione, accrescendo le probabilità di infezioni batteriche.

Un Imperativo Globale: La Lotta Contro la Poliomielite

Il ritorno della poliomielite a Gaza dopo un quarto di secolo dimostra come i progressi nella lotta alle malattie trasmissibili possano essere compromessi da conflitti e instabilità. Il pericolo di un aumento globale del contagio polio mina la situazione accuramente raggiunta dai Paesi che si sono dichiarati liberi dalla malattia.

La vaccinazione è una delle conquiste più importanti della medicina moderna. Essa rappresenta non solo una protezione individuale, ma anche un atto di responsabilità collettiva. La poliomielite, una volta una delle malattie più temute, è stata quasi eradicata grazie a campagne vaccinali globali. Tuttavia, la sua ricomparsa in aree di conflitto ci ricorda che la vigilanza deve essere costante.

In un contesto più avanzato, la farmacovigilanza gioca un ruolo cruciale nel monitorare gli effetti dei vaccini e garantire la sicurezza della popolazione. Questo processo include la raccolta, l’analisi e l’interpretazione dei dati relativi agli effetti avversi dei farmaci, permettendo di intervenire rapidamente in caso di necessità. La farmacovigilanza è essenziale per mantenere la fiducia del pubblico nei programmi vaccinali e per garantire che i benefici superino i rischi.

Riflettendo su queste dinamiche, è chiaro che la salute globale è interconnessa. Le crisi sanitarie in una parte del mondo possono avere ripercussioni ovunque. Pertanto, è fondamentale che la comunità internazionale collabori per affrontare le sfide sanitarie globali, promuovendo la pace e la stabilità come prerequisiti per la salute e il benessere di tutti.