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- Le farmacie italiane necessitano di una liberalizzazione per diventare efficienti e capillari, simile al modello tedesco.
- Il sistema dei concorsi per l’assegnazione delle sedi non si svolge da 11 anni, lasciando migliaia di sedi non assegnate.
- Le farmacie tedesche, gestite da farmacisti, fatturano il triplo di quelle italiane e offrono stipendi tre volte maggiori.
La recente discussione sulla trasformazione delle farmacie in ambulatori ha acceso un dibattito intenso tra le principali associazioni di farmacisti e altre entità del settore sanitario. Le associazioni dei farmacisti titolari di parafarmacia (Mnlf/Culpi, Fedefardis e Unifatisp) hanno espresso un parere positivo riguardo alla “farmacia dei servizi”, sottolineando come questa possa fornire un valido supporto alla cittadinanza per eseguire esami e prenotazioni per via telematica. Tuttavia, per far funzionare efficacemente la nuova farmacia dei servizi, è necessario un cambiamento radicale nel settore.
Secondo queste associazioni, i farmacisti dovranno erogare e gestire nuovi servizi, ponendosi al centro del progetto e liberando energie inespresse basate su un concetto meritocratico. La professione di farmacista dovrà essere liberata dalle restrizioni attuali per poter affrontare le nuove sfide. Il sistema chiuso e ereditario di titolarità delle farmacie private non può garantire una gestione meritocratica adeguata. Un esempio lampante è il sistema dei concorsi per l’assegnazione di nuove sedi, che non si svolgono da 11 anni, lasciando migliaia di sedi farmaceutiche non assegnate dall’ultimo concorso del 2012.
Attualmente, solo una piccola percentuale delle farmacie esegue i servizi richiesti, a causa della carenza cronica di personale. Per creare una farmacia dei servizi efficiente e capillare, è necessario liberalizzare il settore, favorendo l’apertura di nuove sedi. Un sistema simile a quello tedesco, dove le farmacie gestite da farmacisti fatturano il triplo di quelle italiane, assumono il doppio dei farmacisti e offrono stipendi tre volte maggiori, potrebbe essere un modello da seguire.
La Resistenza dell’UAP e le Preoccupazioni per la Qualità delle Analisi Cliniche
Nonostante l’entusiasmo per la farmacia dei servizi, l’Unione Nazionale Ambulatori, Poliambulatori e Enti di Ospedalità Privata (UAP) ha espresso forti riserve. L’UAP ha accolto con favore la decisione del Governo Meloni di escludere la norma che permetterebbe alle farmacie di effettuare prestazioni di laboratorio di analisi dal decreto legge del 7 giugno ‘anti-liste d’attesa’. Secondo l’UAP, questa norma potrebbe trasformare le farmacie in laboratori d’analisi, nonostante i farmacisti non abbiano gli strumenti per trasformare un reperto da un prelievo di sangue genetico in un referto corredato da unità di misura, intervalli di riferimento e limiti decisionali.
L’UAP ribadisce che gli elementi indispensabili per la valutazione clinica devono essere garantiti e controllati esclusivamente dai professionisti della medicina di laboratorio, che operano in laboratori pubblici e privati e centri polispecialistici. Questi contano oltre 95.000 strutture sul territorio nazionale e rispettano oltre 420 requisiti necessari per l’attività, a tutela della salute dei cittadini. Le farmacie, secondo l’UAP, non possiedono le competenze per erogare prestazioni di laboratorio di analisi, che richiedono programmi di formazione specifica e complesse procedure di autorizzazione e accreditamento regionale.
La Posizione dei Medici e le Preoccupazioni per la Deriva delle Competenze
Anche la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici (FNOMCeO) ha espresso preoccupazioni riguardo alla trasformazione delle farmacie in ambulatori. Nel 2022, la FNOMCeO ha rivolto al Parlamento una richiesta di legiferare sulle competenze e definizioni della qualità di “medico”, ricordando che il compito del medico è di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica, il trattamento del dolore e il sollievo dalla sofferenza, nel rispetto della dignità e libertà della persona.
Il Coordinamento Regionale degli Ordini dei Medici Siciliani (CROMCeO Sicilia) ha sostenuto che trasformare le farmacie in ambulatori, affiancandosi in concorrenza ai medici di base, pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali, non rappresenta una soluzione virtuosa per contrastare le carenze del sistema sanitario nazionale. Secondo il CROMCeO Sicilia, il malessere organizzativo, la carenza d’organico ospedaliero e il disallineamento economico degli ospedalieri italiani rispetto ai colleghi europei sono sintomi che devono essere affrontati e risolti con più risorse e cura da parte del Governo nei confronti della classe medica.
Bullet Executive Summary
In conclusione, la trasformazione delle farmacie in ambulatori e l’introduzione della “farmacia dei servizi” rappresentano un cambiamento radicale nel settore farmaceutico italiano. Tuttavia, questo cambiamento richiede una liberalizzazione del settore, una gestione meritocratica e un adeguamento della proposta formativa universitaria. Le associazioni di farmacisti vedono in questa trasformazione un’opportunità per migliorare la qualità dei servizi e offrire nuove opportunità ai giovani. D’altro canto, l’UAP e la FNOMCeO esprimono preoccupazioni riguardo alla qualità delle analisi cliniche e alla possibile deriva delle competenze.
Nozione base di farmaceutica: La liberalizzazione del settore farmaceutico può stimolare l’innovazione e la crescita, rendendo il sistema più dinamico e competitivo.
Nozione avanzata di farmaceutica: La gestione meritocratica e l’adeguamento della formazione universitaria sono fondamentali per garantire che i farmacisti possano erogare nuovi servizi con competenza e professionalità, migliorando la qualità delle prestazioni e riducendo i costi per la popolazione.
In definitiva, la trasformazione delle farmacie in ambulatori richiede un equilibrio tra l’innovazione e la tutela della qualità delle prestazioni sanitarie, stimolando una riflessione personale su come migliorare il sistema sanitario italiano nel suo complesso.