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- Riforma contesta: basta positività al test, non alterazione psico-fisica.
- Articolo 187 contestato: sanzioni senza prova di alterazione alla guida.
- Cassazione: solo l'esame del sangue accerta l'effettiva alterazione.
Rinvio alla Consulta del Nuovo Codice della Strada: Un Caso di Pordenone Scuote il Sistema
Il Tribunale di Pordenone ha recentemente sollevato una questione di legittimità costituzionale riguardo al nuovo Codice della Strada, in vigore da dicembre 2024. La decisione è scaturita dal caso di una donna coinvolta in un incidente stradale, risultata positiva agli oppiacei a seguito di esami delle urine effettuati in ospedale. La particolarità risiede nel fatto che la donna ha dichiarato di aver assunto farmaci contenenti codeina e un ansiolitico nelle ore precedenti, escludendo l’uso di droghe illegali. Questo episodio ha portato il giudice per le indagini preliminari (gip) Milena Granata a interrogarsi sulla costituzionalità della norma, su sollecitazione del pubblico ministero Enrico Pezzi.
La questione centrale riguarda l’articolo 187 del Codice, riformulato per inasprire le sanzioni relative alla guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope. La nuova formulazione prevede che sia sufficiente risultare positivi al test per incorrere in sanzioni, senza che sia necessario dimostrare uno stato di alterazione psico-fisica. Questo aspetto è stato giudicato problematico, poiché potrebbe portare alla sospensione della patente anche per chi ha assunto sostanze nei giorni precedenti, senza che ciò abbia influito sulla capacità di guida al momento dell’incidente. La modifica ha eliminato i riferimenti allo “stato di alterazione psico-fisica”, trasformando potenzialmente il reato in una forma di “diritto penale d’autore”, dove si punisce l’assunzione di sostanze in sé, piuttosto che la condotta pericolosa.
Le Criticità Sollevate e le Implicazioni Giuridiche
L’avvocato Guido Stampanoni Bassi, direttore della rivista Giurisprudenza Penale, ha evidenziato come, nel caso specifico, lo stesso pubblico ministero avesse ritenuto ragionevole escludere che la donna si fosse posta alla guida in stato di alterazione, data la distanza temporale tra l’assunzione dei farmaci e l’incidente. Tuttavia, la nuova normativa ha portato comunque all’avvio di un procedimento penale, poiché il lasso temporale è considerato irrilevante. Questo solleva interrogativi sulla reale finalità della riforma: rafforzare la sicurezza stradale o punire la mera positività all’uso di sostanze?
Il Tribunale di Pordenone ha espresso forti dubbi sulla ragionevolezza e sull’equità di una norma che considera sufficiente la sola positività a una sostanza stupefacente, senza indagare sugli effetti sulla capacità di guida. Si rischia, in questo modo, di sanzionare penalmente anche chi, pur avendo assunto una sostanza, non manifesta alcuna sintomatologia e non rappresenta un pericolo per la sicurezza stradale. Questo approccio, secondo il tribunale, violerebbe il principio di “offensività”, cardine del diritto penale, che richiede che la condotta punita abbia effettivamente creato un pericolo. Inoltre, la mancanza di chiare indicazioni su quali comportamenti siano leciti e quali illeciti espone i cittadini a uno stato di incertezza, rendendo difficile distinguere tra ciò che è consentito e ciò che è vietato.

La Cassazione e le Procedure di Accertamento
Parallelamente, la Corte di Cassazione è intervenuta sulla validità dei test antidroga, mettendo in discussione alcuni aspetti della riforma. La sentenza n. 2020/2025 ha chiarito che il solo esame delle urine non è sempre affidabile e ha indicato l’esame del sangue come il metodo principale per stabilire se una persona stia guidando sotto l’effetto di droghe. Questo è fondamentale per accertare l’effettiva alterazione psico-fisica del conducente.
Inoltre, è stata emanata una circolare del Ministero dell’Interno che fornisce istruzioni dettagliate per le procedure di accertamento tossicologico-forense, specificando criteri chiave per le droghe leggere e per i farmaci. Questa circolare mira a fornire una guida uniforme per Prefetture, Polizia, Carabinieri, medici e infermieri, garantendo al contempo i diritti degli automobilisti.
Verso un Equilibrio tra Sicurezza Stradale e Tutela dei Diritti Individuali
Il rinvio alla Consulta del nuovo Codice della Strada da parte del Tribunale di Pordenone rappresenta un momento cruciale per il sistema giuridico italiano. La questione sollevata mette in discussione l’equilibrio tra la necessità di garantire la sicurezza stradale e la tutela dei diritti individuali. La decisione della Corte Costituzionale avrà un impatto significativo sulla futura applicazione della norma e sulla definizione dei confini tra ciò che è lecito e ciò che è illecito in materia di guida sotto l’effetto di sostanze.
Innovazione Farmaceutica e Business Case: Una Riflessione Approfondita
Amici lettori, riflettiamo insieme su questo intricato scenario. L’innovazione farmaceutica ci offre farmaci salvavita e terapie essenziali, ma il loro utilizzo, anche se legittimo, può sollevare questioni legali complesse. Un business case farmaceutico moderno deve considerare non solo l’efficacia e la sicurezza dei farmaci, ma anche le implicazioni legali e sociali del loro utilizzo. È fondamentale che le normative tengano conto della complessità delle interazioni tra farmaci, individui e società.
Una nozione base di innovazione farmaceutica e business case in questo contesto è la farmacovigilanza, ovvero il monitoraggio continuo della sicurezza dei farmaci dopo la loro immissione in commercio. Questo processo è essenziale per identificare effetti indesiderati e interazioni farmacologiche che potrebbero non essere stati rilevati durante gli studi clinici. Un business case avanzato, invece, potrebbe includere lo sviluppo di farmaci con profili di sicurezza migliorati o la creazione di sistemi di monitoraggio personalizzati per pazienti a rischio.
La vicenda del Codice della Strada ci invita a una riflessione più ampia: come possiamo bilanciare la necessità di proteggere la collettività con il rispetto dei diritti individuali? Come possiamo garantire che le leggi siano eque, ragionevoli e comprensibili per tutti? La risposta a queste domande non è semplice, ma è fondamentale per costruire una società più giusta e sicura.
Parallelamente, la Corte di Cassazione è intervenuta sulla validità dei test antidroga, mettendo in discussione alcuni aspetti della riforma. La Suprema Corte ha precisato che il semplice esame delle urine non fornisce sempre risultati certi e ha indicato nell’analisi del sangue il metodo principale per accertare se un individuo si trovi alla guida dopo aver assunto stupefacenti.
Tale accertamento è indispensabile al fine di stabilire la reale compromissione delle capacità psico-fisiche del conducente.
Inoltre, è stata emanata una circolare del Ministero dell’Interno che fornisce istruzioni dettagliate per le procedure di accertamento tossicologico-forense, specificando criteri chiave per le droghe leggere e per i farmaci. Questa circolare mira a fornire una guida uniforme per Prefetture, Polizia, Carabinieri, medici e infermieri, garantendo al contempo i diritti degli automobilisti.