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Scoperta shock: come la variante Omicron ha ridotto l’incidenza del Long Covid

Nuove ricerche rivelano come la variante Omicron e la vaccinazione abbiano drasticamente ridotto l'incidenza del Long Covid rispetto alle fasi pre-Delta e Delta.
  • L'incidenza cumulativa di Long Covid tra i non vaccinati è diminuita da 10,42 eventi per 100 persone nella fase pre-Delta a 7,76 eventi per 100 persone nella fase Omicron.
  • Tra i vaccinati, l'incidenza cumulativa di Long Covid nell’era Omicron è stata di 3,50 eventi per 100 persone, rispetto ai 5,34 eventi per 100 persone nell’era Delta.
  • La riduzione del 28,11% dell'incidenza di Long Covid è attribuibile ai cambiamenti virali e agli effetti temporali. Il restante 71,89% è attribuibile ai vaccini.

L’incidenza cumulativa del Long Covid nel primo anno dopo aver contratto l’infezione da SARS-CoV-2 è diminuita durante la pandemia, colpendo meno nella fase Omicron rispetto a Delta e pre-Delta. Sull’incidenza, hanno pesato i vaccini. L’incidenza del Long Covid nel primo anno dopo l’infezione è diminuita durante la pandemia, ma il rischio di sequele a lungo termine è rimasto sostanziale anche tra le persone vaccinate nell’era della variante Omicron. A evidenziarlo è uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, condotto da un team della Washington University di St. Louis (USA) guidato da Yan Xie.

Long Covid e l’Evoluzione del Virus

Il Long Covid, noto anche come Post-Acute Covid-19 Syndrome (PACS), può colpire diversi organi. Il rischio di effetti a lungo termine può aumentare con la maggiore gravità dell’infezione e la presenza di comorbilità preesistenti, ma può diminuire dopo la vaccinazione contro il Covid-19. Il virus SARS-CoV-2 è mutato durante la pandemia e il Long Covid è stato documentato con diverse varianti virali. Si ipotizza che le mutazioni delle caratteristiche del virus e altri fattori, inclusa l’introduzione dei vaccini, abbiano contribuito alla riduzione del rischio di sequele durante la pandemia.

Il team americano ha confrontato il rischio e l’impatto del Long Covid durante le principali fasi della pandemia: prima che la variante Delta diventasse dominante; durante la dominanza della variante Delta; e durante la dominanza della variante Omicron. Nello studio sono stati inclusi dati da 441.583 veterani con infezione da SARS-CoV-2 contratta tra il 1° marzo 2020 e il 31 gennaio 2022 e 4.748.504 controlli non infettati dal virus. Le persone coinvolte sono state seguite per un anno.

Evidenze Emerse

Tra i non vaccinati, l’incidenza cumulativa di Long Covid nel primo anno dopo l’infezione è stata di 10,42 eventi per 100 persone (intervallo di confidenza al 95% [IC: 10,22 – 10,62]) nella fase pre-Delta, 9,51 eventi per 100 persone (IC 95%: 9,26 – 9,75) nella fase Delta e 7,76 eventi per 100 persone (IC 95%: 7,57 – 7,98) nella fase Omicron. Tra le persone vaccinate, l’incidenza cumulativa di Long Covid a un anno è stata di 5,34 eventi per 100 persone (IC 95%: 5,10 – 5,58) nell’era Delta e 3,50 eventi per 100 persone (IC 95%: 3,31 – 3,71) nell’era Omicron.

Tra le persone vaccinate, a un anno dall’infezione, si è osservata un’incidenza cumulativa di Long Covid inferiore rispetto ai non vaccinati. Nella fase Omicron, a un anno dall’infezione, si sono registrati 5,23 (IC 95%: 4,97 – 5,49) eventi di Long Covid per 100 persone, meno rispetto alle ere pre-Delta e Delta combinate. La riduzione del 28,11% è attribuibile ai cambiamenti virali e agli effetti temporali, mentre il 71,89% è attribuibile ai vaccini.

Covid e Problemi di Equilibrio

Il Covid è tornato alla ribalta in quest’ultimo periodo, con i contagi in aumento durante la stagione estiva e l’infezione che provoca importanti effetti neurologici. Tra i sintomi che preoccupano maggiormente e che sono oggetto di studio vi è la perdita dell’equilibrio. L’esperta italiana Arianna Di Stadio, collaborando con una ricerca internazionale, ha l’obiettivo di andare a fondo nella sintomatologia della perdita dell’equilibrio per ricavarne novità.

“Stiamo studiando gli effetti della neuroinfiammazione sui disturbi dell’equilibrio post Covid, conducendo uno studio internazionale che coinvolge Italia, Regno Unito e USA, per capire se l’infezione è responsabile dei disturbi cronici dell’equilibrio, noti come Postural Persistent Perceptual Dizziness (PPPD)”, spiega Di Stadio. La PPPD è una condizione di disturbo dell’equilibrio persistente, generalmente negativa ai test diagnostici dell’equilibrio, che induce una sensazione di instabilità nei pazienti con una importante limitazione della normale attività quotidiana.

Se il virus SARS-CoV-2 incontra il cervello, cosa accade? Dati preliminari da 17 pazienti dimostrano che in 2 (11,8%) l’infezione da Covid ha causato PPPD, in 6 casi (35,3%) l’infezione ha peggiorato i sintomi, rivelando che in 8 dei 17 pazienti osservati (47%) l’infezione abbia un ruolo su questa condizione. Considerando il disturbo dell’equilibrio tra i sintomi del Long Covid, i dati preliminari identificano l’11% della PPPD legata all’infezione da SARS-CoV-2, in linea con i dati relativi al Long Covid.

Le Cure Necessarie

L’origine della mancanza di compenso e delle vertigini è oggetto di ampio studio. La neuroinfiammazione è implicata nel processo di non recupero, spiega Di Stadio. I risultati preliminari di uno studio multicentrico, che vede l’Italia capofila con il Santa Lucia IRCCS di Roma, dimostrano che la neuroriabilitazione può aiutare a risolvere il problema, meglio se associata a una molecola anti-neuroinfiammazione.

Di Stadio conclude: “L’esperienza nell’utilizzo della molecola Pealut (formata da palmitoiletanolamide (PEA) e dall’antiossidante flavonoide luteolina – Lut) ultra micronizzata per il trattamento del brain fog e dei disturbi olfattivi, la stiamo testando anche nella PPPD”.

Bullet Executive Summary

Il Long Covid continua a rappresentare una sfida significativa nel panorama della salute globale, con incidenze variabili a seconda delle diverse fasi della pandemia e delle varianti del virus. La vaccinazione ha dimostrato di ridurre significativamente il rischio di sviluppare Long Covid, ma il rischio rimane sostanziale anche tra i vaccinati. Inoltre, emergono nuovi sintomi come i disturbi dell’equilibrio, che richiedono ulteriori studi e trattamenti specifici.

Una nozione base di farmaceutica correlata al tema principale dell’articolo è l’importanza della vaccinazione nel prevenire le sequele a lungo termine delle infezioni virali. Una nozione avanzata è l’uso di molecole anti-neuroinfiammatorie, come la Pealut, che possono giocare un ruolo cruciale nella neuroriabilitazione e nel trattamento dei sintomi persistenti del Long Covid.

In conclusione, il Long Covid e i suoi sintomi persistenti, come i disturbi dell’equilibrio, ci ricordano l’importanza della ricerca continua e dell’innovazione nel campo della farmaceutica. Ogni nuova scoperta ci avvicina a una migliore comprensione e gestione di questa complessa sindrome post-virale, stimolando una riflessione personale su come affrontiamo le sfide della salute pubblica nel mondo moderno.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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